Scritti sociologici by Gabriel Tarde

Scritti sociologici by Gabriel Tarde

autore:Gabriel Tarde
La lingua: ita
Format: epub
editore: Istituto Geografico De Agostini
pubblicato: 2012-12-31T16:00:00+00:00


3. Governo.

Tutto quanto detto vale ad affermare che all’origine la famiglia o la pseudo-famiglia nata accanto ad essa, era il solo gruppo sociale e che ogni ulteriore trasformazione ha avuto per effetto la diminuzione della sua importanza, a questo riguardo, costituendo nuovi gruppi più ampi, formati artificialmente alle spese dell’aspetto sociale delle diverse famiglie, e riducendo queste per gradi a null’altro che espressioni fisiologiche; ma che, alla fine, le numerose famiglie così smembrate tendono ad aggregarsi in una specie di grande famiglia naturale e sociale contemporaneamente come all’inizio, con questa differenza che i caratteri viventi trasmessi per eredità, vi hanno quale principale ragion d’essere, il facilitare la trasmissione per imitazione degli elementi della civilizzazione e non viceversa. In effetti, innanzitutto dal punto di vista linguistico, abbiamo visto che ogni famiglia sino dall’antichissima epoca preistorica, ha dovuto avere una lingua a sé, che, in seguito, una sola lingua ha abbracciato migliaia di famiglie e che infine queste, per l’abitudine del connu-bium praticato più facilmente tra genti parlanti lo stesso idioma, hanno dato origine a una stessa razza. Di conseguenza, ogni lingua ha avuto finalmente la sua razza, come dire la sua grande famiglia, mentre in un primo tempo ogni famiglia, abbiamo detto, aveva la sua lingua. Abbiamo ancora visto, per quanto concerne la religione, che ogni famiglia aveva originariamente il suo culto, e che ogni famiglia allora era una chiesa a parte, ma che più tardi uno stesso culto aveva riunito migliaia di famiglie, sinché infine queste famiglie per l’impedimento più o meno rigoroso del matrimonio con gli infedeli e la pratica esclusiva del con-nubium, si erano combinate in una razza creata espressamente per la sua religione.

Possiamo ora vedere, dal punto di vista governativo, una serie analoga di trasformazioni; all’inizio ogni famiglia formava uno Stato distinto; poi uno stesso Stato conteneva migliaia di famiglie che un legame puramente artificiale ha saldato insieme, ed infine ogni Stato si è fatto nazione, come dire sua razza o sottorazza particolare, sua propria famiglia.

Potrei ripetere a questo proposito ciò che Fustel de Cou-langes e Sumner Maine hanno detto così bene a proposito della patria potestas divenuta per gradi l’imperituri del magistrato romano, sulla connessione primordiale e sulla progressiva separazione del potere generatore dal potere imperativo. Ma risparmierò al lettore questo fastidio. Preferisco far notare quanto sia conveniente completare questo punto di vista ammettendo sin dagli inizi della storia o della preistoria, l’apparizione di Stati puramente artificiali formati mediante l’approvazione unanime di un capo o di un celebre brigante e ingranditi con i fuorusciti di tutte le famiglie circostanti. Le città di rifugio, come Roma alle sue origini e le villes frane hes del Medio Evo ci possono dare un’idea di quello che dovevano essere questi aggregati primitivi. Forse, anzi senza dubbio, hanno costituito le prime città propriamente dette. E difatti l’elemento urbano che dai tempi più antichi coesiste con l’elemento rurale, si è sempre distinto da questo per la predominanza, qui, dello spirito di costume, là, dello spirito innovatore in ogni ordine di fatti. Si



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